SCUSA

“Chiedo scusa a tutti quanti
perché non ho fatto quanto avrei dovuto
nella lotta di classe.
Non ho combattuto lo sfruttamento
ho prestato uguale servizio e uguale compassione
allo sfruttatore e allo sfruttato.
Ho pensato che la cultura, la mentalità, la personalità importassero
più della condizione materiale
o almeno uguale
e inconsciamente ho favorito chi era uguale a me
e cioè chi era già favorito.

Chiedo scusa a tutti quanti
perché non mi sono battuto sempre
perché non mi sono battuto abbastanza
perché ho pensato che rubare, uccidere, bloccare, sabotare
fossero violenza
e non ho visto che lo era anche la fame
che costringe a un salario da fame
e la marginalità
che spinge nella dipendenza
e la frustrazione
che spinge nella dipendenza
e l’ingiustizia
che affatica la mente e il cuore
e spinge nella dipendenza.

Chiedo scusa perché ho sostenuto
la libertà di ciascuno a stordirsi con palliativi
e non la lucidità di vedere la verità
e la forza di agire lucidamente.
Chiedo scusa perché ho insegnato
o almeno lasciato intendere
che Stato e Diritto fossero in qualche modo sinonimi
e Democrazia e Giustizia in qualche modo parenti.

Ma so già che non basta chiedere scusa
e nessuno è intitolato ad accogliere le mie scuse
a perdonarmi
perché non c’è perdono né assoluzione
non c’è vittoria, non c’è resurrezione

C’è solo quello che c’è, solo questo adesso
senza prima né dopo
senza lamenti né risate.
Quello che è rimasto.”