Esatti ed esattori, i miseri resti di questa festa non basteranno a lasciarci soddisfatti né contenti.
Una volta, due volte, tre volte poi una, come fosse una tiritera che mi ricompensa ogni volta, come fosse una collana di perle lasciate rotolare fra i fumogeni, fra le botte, sotto i tacchi pesanti delle guardie, fra le urla, in mezzo alla frammentazione radiale degli ordigni
Cosa ci vedevi? Cosa hai creduto? Di poter fregare a lungo il destino? Stare fermi mentre l’universo ingoia se stesso incessante, paradossale autofago, non è certo educato né coerente.
Non si riesce a pensare, ci vorrebbe un altra carezza del demonio, un’altra lusinga dell’abisso.
Eccoci qua, tu e io, come una volta, come sempre, eccoci qua, tu e io, come mi piacerebbe tanto, almeno una volta ancora, prima della fine, prima che il tempo asciughi la vena e guarisca la preziosa ferita
Benvenuto! Benvenuto! Mi mancarono i tuoi sogni violenti, mi mancasti tu come mi manca l’aria e il sale